INTRODUZIONE ALL'HAIKU (俳句)
Forma poetica giapponese creata nel XVII secolo, composta da 5-7-5 sillabe, che inspira alla filosofia Zen.
I componimenti sono espressione del sentimento che la natura suscita.
L’Haiku coglie la grandezza di “attimo fuggente”.
L' haiku è una forma poetica molto breve, composta da un quinario, seguito da un settenario e da un secondo quinario (5-7-5 sillabe)
Nell’accezione classica, parte fondamentale dello haiku, è un "termine particolare" Kigo che identifica, evocandola, una stagione.
Questo componimento poetico è infatti strettamente connesso alla "natura".
E’ l’espressione del sentimento che il contatto con la natura suscita. Il kigo (o riferimento stagionale) non deve necessariamente essere il nome stesso della stagione, ma più semplicemente un elemento che ne consenta l’individuazione, suscitando sensazioni ed emozioni legate al momento descritto. E’ questa parola che "carica di significato" e "colora" il contesto della composizione. E’ la "voce della natura". Non urla mai, sussurra all'orecchio. Il kigo è un termine obbligato nella stesura di un haiku, anche se alla fine del secolo scorso è stato ampiamente contestato e considerato quasi un’inutile artificio letterario.
L' haiku che non include il kigo cioè "senza stagione", non deve in ogni caso intendersi privo di significato.
Le stagioni segnano il ritmo della vita per flora e fauna. I loro colori, i loro profumi, danno all’esistenza stessa dell’uomo una "profondità diversa", illuminando o spegnendo, evocando o disperdendo emozioni antiche e sempre nuove sensazioni.
La natura detiene una stretta correlazione con la quotidianità e la quotidianità è fatta di semplici cose, tanto semplici da non essere notate proprio perché troppo consuete ed entrate nell’abitudine di ogni giorno. Ma nulla è troppo piccolo e tantomeno insignificante.
Lo haiku coglie la grandezza di "un attimo fuggente".
Chi compone lo haiku non deve solo concentrarsi sulla brevità del componimento, ma e soprattutto sulla profonda spiritualità insita nello stesso. "L’essenza" dello haiku è radicata nei tuoi sensi, nella tua capacità di vedere sentire, gustare, toccare, odorare.
E’ nel potere insito in te di distogliere l’attenzione dal "tutto" e catturare "quella cosa" di cui vuoi parlare, andando oltre a ciò: creando un "vuoto" tutt’intorno ad essa, svuotandola di qualsiasi orpello ed abbellimento. Quello che rimane è solo "essenzialità".
"L’arte occidentale trasforma l’impressione in descrizione. Lo haiku non descrive mai: la sua arte è anti-descrittiva, nella misura in cui ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente, vittoriosamente trasformato in una fragile essenza di apparizione.
Per scrivere haiku è prima di tutto indispensabile cambiare il nostro rapporto con il mondo e soprattutto con noi stessi, modificare il nostro "modo di essere". L’occidente è loquace. L’oriente silenzioso. Ma in questo suo silenzio stanno le radici di infinite parole. A volte il silenzio è la più alta voce dell’espressione.
Lo haiku trascende le limitazioni imposte dal linguaggio. E’ l’atto finale di un’azione contemplativa che valorizza le suggestioni scaturite "dall’incontro con la vera essenza della natura" in "un determinato momento", attraverso la lettura segreta di contrasti, colori, impressioni, che quell’incontro ha suscitato.
E’ il risultato di una "meditazione interiore". E’ il punto d’arrivo di un cammino, non l’inizio. I versi di cui si compone esprimono l’essenzialità di sensazioni e sentimenti che emergono dall’animo con immediatezza.
Il silenzio nel rileggere porterà alla completa comprensione.
"Ascoltare" con attenzione la profonda intimità che si crea tra colui che "ha scritto la poesia" e colui al quale "la poesia è diretta".
ALCUNI CENNI STORICI:
L’origine storica dello haiku è antica e non semplice da delineare.
Lo haiku trae le sue origini dalla più antica tradizione poetica giapponese il waka che significa letteralmente "poesia giapponese" ed indica in senso lato tutti i componimenti poetici in lingua giapponese.
L'haiku fu creato in Giappone nel secolo XVII e deriva dal tanka, componimento poetico di 31 sillabe.
COMPOSIZIONE DI UN HAIKU:
Per la sua brevità (sole 17 sillabe), è un componimento estremamente difficile. Comporre haiku significa esprimere non un pensiero o un’impressione, ma lo sviluppo dell’essenza di un’impressione. Usando le parole di Basho uno tra i maggiori poeti di haiku “bisogna dar parola alla luce nella quale s’intravede qualcosa prima che scompaia dalla mente”. Basho non generava i propri versi dal pensiero, ma tramite un’esperienza diretta ed immediata.
Uno haiku non ha mai titolo, la sua costruzione è di 17 sillabe con metrica 5-7-5.
E' necessario includere il Kigo cioè il riferimento ad una delle quattro stagioni dell’anno e una pausa. In Giappone esiste lo Saijiki o Antologia delle Quattro Stagioni, che è un dizionario specializzato contenente un elenco completo di tutti i riferimenti stagionali.
Lo haiku normalmente può essere composto seguendo due stili differenti: il primo presenta il tema della composizione in un verso, sviluppandolo negli altri due; il secondo presenta due temi che possono essere in armonia o in contrasto.
Quanto detto finora riguarda la "costruzione strutturale" dello haiku, ma la cosa più importante è "cambiare il nostro modo d’essere, il nostro rapporto con il mondo e con noi stessi. Mirando all’essenzialità lo haiku può apparire di facile stesura in quanto immediato, ma non è così.
Forma poetica giapponese creata nel XVII secolo, composta da 5-7-5 sillabe, che inspira alla filosofia Zen.
I componimenti sono espressione del sentimento che la natura suscita.
L’Haiku coglie la grandezza di “attimo fuggente”.
L' haiku è una forma poetica molto breve, composta da un quinario, seguito da un settenario e da un secondo quinario (5-7-5 sillabe)
Nell’accezione classica, parte fondamentale dello haiku, è un "termine particolare" Kigo che identifica, evocandola, una stagione.
Questo componimento poetico è infatti strettamente connesso alla "natura".
E’ l’espressione del sentimento che il contatto con la natura suscita. Il kigo (o riferimento stagionale) non deve necessariamente essere il nome stesso della stagione, ma più semplicemente un elemento che ne consenta l’individuazione, suscitando sensazioni ed emozioni legate al momento descritto. E’ questa parola che "carica di significato" e "colora" il contesto della composizione. E’ la "voce della natura". Non urla mai, sussurra all'orecchio. Il kigo è un termine obbligato nella stesura di un haiku, anche se alla fine del secolo scorso è stato ampiamente contestato e considerato quasi un’inutile artificio letterario.
L' haiku che non include il kigo cioè "senza stagione", non deve in ogni caso intendersi privo di significato.
Le stagioni segnano il ritmo della vita per flora e fauna. I loro colori, i loro profumi, danno all’esistenza stessa dell’uomo una "profondità diversa", illuminando o spegnendo, evocando o disperdendo emozioni antiche e sempre nuove sensazioni.
La natura detiene una stretta correlazione con la quotidianità e la quotidianità è fatta di semplici cose, tanto semplici da non essere notate proprio perché troppo consuete ed entrate nell’abitudine di ogni giorno. Ma nulla è troppo piccolo e tantomeno insignificante.
Lo haiku coglie la grandezza di "un attimo fuggente".
Chi compone lo haiku non deve solo concentrarsi sulla brevità del componimento, ma e soprattutto sulla profonda spiritualità insita nello stesso. "L’essenza" dello haiku è radicata nei tuoi sensi, nella tua capacità di vedere sentire, gustare, toccare, odorare.
E’ nel potere insito in te di distogliere l’attenzione dal "tutto" e catturare "quella cosa" di cui vuoi parlare, andando oltre a ciò: creando un "vuoto" tutt’intorno ad essa, svuotandola di qualsiasi orpello ed abbellimento. Quello che rimane è solo "essenzialità".
"L’arte occidentale trasforma l’impressione in descrizione. Lo haiku non descrive mai: la sua arte è anti-descrittiva, nella misura in cui ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente, vittoriosamente trasformato in una fragile essenza di apparizione.
Per scrivere haiku è prima di tutto indispensabile cambiare il nostro rapporto con il mondo e soprattutto con noi stessi, modificare il nostro "modo di essere". L’occidente è loquace. L’oriente silenzioso. Ma in questo suo silenzio stanno le radici di infinite parole. A volte il silenzio è la più alta voce dell’espressione.
Lo haiku trascende le limitazioni imposte dal linguaggio. E’ l’atto finale di un’azione contemplativa che valorizza le suggestioni scaturite "dall’incontro con la vera essenza della natura" in "un determinato momento", attraverso la lettura segreta di contrasti, colori, impressioni, che quell’incontro ha suscitato.
E’ il risultato di una "meditazione interiore". E’ il punto d’arrivo di un cammino, non l’inizio. I versi di cui si compone esprimono l’essenzialità di sensazioni e sentimenti che emergono dall’animo con immediatezza.
Il silenzio nel rileggere porterà alla completa comprensione.
"Ascoltare" con attenzione la profonda intimità che si crea tra colui che "ha scritto la poesia" e colui al quale "la poesia è diretta".
ALCUNI CENNI STORICI:
L’origine storica dello haiku è antica e non semplice da delineare.
Lo haiku trae le sue origini dalla più antica tradizione poetica giapponese il waka che significa letteralmente "poesia giapponese" ed indica in senso lato tutti i componimenti poetici in lingua giapponese.
L'haiku fu creato in Giappone nel secolo XVII e deriva dal tanka, componimento poetico di 31 sillabe.
COMPOSIZIONE DI UN HAIKU:
Per la sua brevità (sole 17 sillabe), è un componimento estremamente difficile. Comporre haiku significa esprimere non un pensiero o un’impressione, ma lo sviluppo dell’essenza di un’impressione. Usando le parole di Basho uno tra i maggiori poeti di haiku “bisogna dar parola alla luce nella quale s’intravede qualcosa prima che scompaia dalla mente”. Basho non generava i propri versi dal pensiero, ma tramite un’esperienza diretta ed immediata.
Uno haiku non ha mai titolo, la sua costruzione è di 17 sillabe con metrica 5-7-5.
E' necessario includere il Kigo cioè il riferimento ad una delle quattro stagioni dell’anno e una pausa. In Giappone esiste lo Saijiki o Antologia delle Quattro Stagioni, che è un dizionario specializzato contenente un elenco completo di tutti i riferimenti stagionali.
Lo haiku normalmente può essere composto seguendo due stili differenti: il primo presenta il tema della composizione in un verso, sviluppandolo negli altri due; il secondo presenta due temi che possono essere in armonia o in contrasto.
Quanto detto finora riguarda la "costruzione strutturale" dello haiku, ma la cosa più importante è "cambiare il nostro modo d’essere, il nostro rapporto con il mondo e con noi stessi. Mirando all’essenzialità lo haiku può apparire di facile stesura in quanto immediato, ma non è così.
Furu ike no
kawazu tobikomu mizu no oto Nel vecchio stagno una rana si tuffa. Rumore d'acqua. Matsuo Basho |
Raggio di sole
che disgeli l’anima. Illuminaci. Stefano Caranti |
Farfalla muta
radiosa nell’aria. Libertà pura. Stefano Caranti |
Sale la nebbia.
Etereo abbraccio di un silenzio. Stefano Caranti |